Ok stavolta ho esagerato seriamente. Ok che sono una scrittrice, ok che ho deciso di scribacchiare della Cina, ma questo è un eccesso anche per me: non si può prendere un treno per arrivare a Shenzhen da Shanghai senza pensare alle conseguenze di una cosa del genere. Sono seduta nello scompartimento numero 4, sulla poltrona numero 81, con altre cinque persone che mi fissano mentre io saltello velocemente con le dita da un tasto ad un altro. E direte, sei in Cina, che c’è di strano? C’è di strano che oltre ai miei cinque “vicini di posto” ci sono le altre dieci persone in piedi, o con la sediolina di plastica comprata proprio davanti la stazione dei treni, che mi guardano, mi alitano accanto e che passeranno le prossime diciassette ore dentro questo buco maleodorante e vecchio insieme con me. Ok è un disastro. Il viaggio della speranza. Ma chi me l’ha fatto fare? Sono entrata nella stazione e la presenza di miliardi di cinesi con buste, pacchi e sacchi della spazzatura mi ha già fatto intuire l’errore nella mia scelta. Quando poi sono arrivata davanti al treno è stata l’apoteosi. Quelle meravigliose fotografie che il sito dei treni cinesi propina su internet sono inesistenti (e voi naturalmente ora direte: ma di che ti lamenti, abiti in Cina da un anno e mezzo, non lo sai come funziona?). Ho temporeggiato qualche minuto prima di salire in carrozza. Ho pensato, giro i tacchi, vado a Pudong e prendo il primo aereo da là. Poi però ho pensato che sarebbe stata un’avventura, qualcosa di cui poter scrivere. Mio padre la vedrebbe in maniera diversa. Direbbe che è una delle mie solite partenze intelligenti (lui è particolarmente ironico), ecco perché non ha minimamente idea del fatto che invece di prendere un normalissimo aereo, spendendo soltanto 3 ore del mio tempo sono qui, con il cinese accanto a me che continua a fissare il computer e a dire “wo ding bu tong” ovvero non capisco (ma allora perché stai a guardare???), a lamentarmi sul computer.
Numero di stranieri presenti: due, io e un’altra tipa del vagone numero 2 che però è cinomunita (ovvero fidanzata con cinese) e, di conseguenza, è come se fosse una mezza occhi a mandorla. Numero di donne con i tacchi presenti: tutte meno una (io). In effetti è estremamente comodo andare in giro diciassette ore in treno con i pantaloncini stile mutande e i tacchi a spillo 12. L’unica funzionalità reale è nel bagno. Essendo i water quelli turchi, ed essendo in Cina, non rischieranno di prendere 136 mila malattie. Io invece, tratterrò qualunque cosa decida di uscire dal mio corpo per quasi un giorno intero, perché ho le infradito.
Numero di bambini che sto per uccidere: tutti quelli del mio vagone. Mi toccano, mi fissano, mettono le dita sul mio computer e uno ha addirittura tolto le scarpe e ha poggiato i suoi “pulitissimi” piedi sulla mia roba da mangiare.
Numero di controllori del treno che invece di controllare i biglietti vende roba varia: almeno sei. Fino ad ora è passata la signorina dei giornali, quella con la pappa pronta (riso, uova con pomodoro, verdura), la donna della frutta e, notizia delle notizie, quella degli sgabellini di plastica!!! Si, perché qui questo selvaggio “posteggiarsi” nel corridoio del treno o anche davanti la porta dei bagni non solo è consentito ma è assolutamente istigato! A questo c’è da aggiungere il controllore che alle 22.30 ha deciso, invece di farsi allegramente i fatti suoi, di salire su una poltrona e cominciare uno spettacolo di cabaret con tanto di quiz e premi finali. Naturalmente i cinesi, invece di ascoltarlo, comodamente, dalle loro poltrone, hanno pensato bene di mettersi in piedi e di interagire, creando uno spettacolo che è stato a metà tra la fiera del villaggio e Zelig.
Ma la problematica più grande di questa vicenda sono proprio io. Non ho dormito completamente visto che ieri sera c’è stato il farewell party di Max che oggi è tornato definitivamente in Italia. Abbiamo vagato per la città fino alle sei del mattino girando per tutti i bar di Shanghai. Ho fatto la lotta con il ghiaccio e il risultato è stato un bozzo gigantesco poco sopra il naso (che al momento è abbinato ai miei capelli visto che sono viola). Alla fine (visto che è agosto e ieri era mercoledì) abbiamo pensato che l’unico posto in grado di stare aperto fino a tardi sarebbe stato l’88. Detto fatto, “ba shi ba” fu. Il punto è che eravamo così in forma che il locale lo abbiamo chiuso noi, questo, ovviamente, dopo una serie di drink di troppo e una litigata con il dj (ma si può cambiare canzone ogni 35 secondi???). Poi ci sono stati i momenti degli abbracci, dei baci, delle lacrime, ed ecco che si sono fatte le sette del mattino, senza valigia pronta (15 giorni a Shenzhen per le Universadi), con la signorina della Bank of China che mi aspettava per le nove e un treno in partenza alle 13.40.
…Ok, il bambino che è seduto davanti a me sta per morire. Ha già dato tre botte al computer, appositamente, ha provato a mettere le mani sui tasti e adesso ha addirittura messo le dita sporche di melone sullo schermo. Nel frattempo è arrivata una signora che sta facendo annunci con il microfono come se fosse una di quelle venditrici (aka dimostratrici) di utensileria varia per la cucina, dei banchetti davanti al supermercato. Ora, il problema nella suddetta situazione, è che io non ho seriamente idea di quello che stia dicendo questa tizia. Inizialmente parlava degli orari d’arrivo nelle varie città. Ok questa l’ho capita, dopo, però, ha cambiato argomento, un sacco di gente si è avvicinata e ho anche pensato stesse vendendo biglietti della lotteria o qualcosa di simile. Dopo ha di nuovo deciso di parlare di altro, solo che l’ultima volta mi sono girata a guardare e così ho visto cosa aveva in mano. Dei portachiavi a forma di “hongbao” ovvero le buste rosse cinesi all’interno delle quali si mettono i soldi da regalare durante il capodanno cinese. Si, avevo ragione, era una “televendita”.
Mio padre alle undici di sera, dopo avere scoperto che mi trovavo in treno, ha pensato bene di telefonarmi per chiedermi come stesse andando. In quel momento il mio nuovo vicino di posto ha deciso che era tempo per le pulizie di fine estate. Così ha allegramente preso uno stuzzicadenti dal portafogli e ha pulito i denti, tutto questo prima di posizionarlo sopra l’orecchio, non si sa mai gli fosse dovuto servire dopo…
Quando, al telefono, gli ho detto che era appena arrivata una signora con una bottiglia vuota d’acqua ma piena di uova di gallina fresche (con tanto di cacca al seguito), i piedi neri e una strana gabbia con un oggetto starnazzante non meglio identificato, mi ha detto (dopo il classico “non ti lamentare perché nessuno ti aveva detto di prendere il treno”) di star tranquilla che da lì a poco avrebbero smesso di fare chiasso perché si sarebbero stancati e avrei potuto dormire. La mia risposta è stata un disilluso “…se se…”. Lui è stato in Cina alcuni anni fa, a Pechino, 15 giorni, in un viaggio organizzato per giornalisti, con tanto di guida che parlava italiano. Mio padre non ha idea di cosa sia la Cina…
bellissima descrizione… abito a Pechino da circa tre anni e mi ritrovo in tutto quello che dici. 🙂
Ciao Marta… grazie per il complimento!!!! Beh… il treno in Cina è un’esperienza che secondo me chiunque non sia mai stato qui non potrà mai comprendere… E beati loro!!!!:D
Estate 2010, Shanghai Wenzou in treno, tutti seduti al proprio posto, un’hostess per vagone che passava a raccogliere le carte da terra, dovevi prenotarti per il pranzo o la cena, nessuna vendita e treno ultra moderno. Non metto in dubbio quello che hai raccontato ma sono molto curiosa di sapere che treno hai preso.
Ciao Cinzia, per andare a Shenzhen ho preso il mitico T!
Il mese scorso per andare a Suzhou abbiamo preso un treno veloce ed ovviamente era moderno e pulito. Molte tratte lunghe, però, sono ancora servite soltanto dai classici treni cinesi (lenti, sporchi, pieni di gente) come, appunto, Shanghai – Shenzhen.
la descrizione non mi pare troppo distante dalla quotidianità sui regionali (o meglio “carri buoi”) Roma-Napoli o Roma-Minturno…
No fidati… non c’è paragone!!!!