Nel pomeriggio dell’11 giugno un gruppo di dimostranti si è radunato presso il Monumento alla Democrazia in una manifestazione senza leader simbolica (la marcia verso il Monumento alla Vittoria), per chiedere le dimissioni del primo ministro Prayut Chan-ocha e il rilascio dei prigionieri politici in custodia cautelare.

Dopo l’ultima “attività” della protesta, nella quale i presenti hanno richiesto il rilascio di nove prigionieri politici, sono scoppiati gli scontri con la polizia, all’incrocio di Din Daeng, e sono proseguiti per tutta la notte. Gli scontri hanno visto il lancio di proiettili e petardi da parte dei manifestanti e l’uso da parte della polizia di gas lacrimogeni, proiettili di gomma e camion di cannoni ad acqua.

Dopo gli scontri sono state arrestate diverse persone, inclusi giornalisti freelance. Nonostante i combattimenti, i feriti e gli arresti le manifestazioni non si sono fermate e stanno proseguendo ogni giorno, seguendo l’hashtag #ม็อบ11มิถุนา65 (M̆xb11mi t̄hun ā65 – rally 11 giugno 2565 BE), cambiando la data con quella del giorno di protesta.

Il raduno ha segnato il ritorno delle manifestazioni di massa indipendenti in Thailandia, che erano andate avanti per 4 mesi, tra agosto e novembre 2021. L’evento era stato definito da giornalisti e accademici thailandesi come “il campo di battaglia Din Daeng”.

Una dei primi a lanciare l’informazione sugli scontri è stata la casa di produzione di drama thailandese “Be On Cloud”, che ha richiesto su #Twitter ai fans di non utilizzare l’hashtag #KinnPorscheEP10 (relativo al drama in quel momento in onda) così che l’informazione sugli scontri avesse priorità sui social media.

N.D.R. La scelta di utilizzare foto e non video per questo post è legata alla crudezza delle immagini, facilmente reperibili dai media thailandesi.